Vitra: la perfezione è plastica
Più che una sostanza, la plastica è l’idea stessa della sua infinita trasformazione; è, come dice il suo nome comune, l’ubiquità resa visibile. (Roland Barthes)
L’edonismo è la concezione filosofica secondo cui il piacere è il bene sommo dell’uomo e il suo conseguimento il fine esclusivo della vita; in economia è la teoria secondo la quale il fine dell’attività economica consiste nel raggiungere il massimo profitto con il minimo sforzo possibile. Stando a tali presupposti, cosa c’è di più edonistico di un oggetto che mostra una silhouette voluttuosa e raffinata come una scultura, mentre nasconde un processo produttivo meticolosamente elaborato per minimizzare tempi e costi?
La storia della sedia cantilever, o sedia a sbalzo, comincia nel 1926 con il prototipo sperimentale di Mart Stam fatto di tubi del gas e prosegue nell’opera in acciaio tubolare di Mies van der Rohe e Marcel Breuer alla fine degli anni ’20. Ma è negli anni 60 che la ricerca su questa tipologia raggiunge il suo apice, con lo sviluppo della sedia Panton Chair da parte di Vitra, la prima realizzata da un unico pezzo di plastica stampata. Nel 2020 Jasper Morrison ripropone per Vitra la tipologia della sedia a sbalzo in plastica con la sua EVO-C.
La storia epica della Panton Chair
La Panton Chair è stata la prima sedia cantilever realizzata interamente in plastica, in un unico pezzo dall’indimenticabile forma scultorea, realizzata nei colori vibranti tipici del designer danese.
La collaborazione tra Vitra e Verner Panton ha inizio negli anni 60 proprio con lo sviluppo di una delle sedie più iconiche del XX secolo. Si trattava di una sfida quasi impossibile, poiché le linee audaci immaginate dal designer dovevano essere riconciliate con i limiti fisici della tecnologia della plastica e dei requisiti di produzione. La forma della sedia era dettata dal materiale e dalla decisione di renderla un cantilever realizzabile in un unico pezzo.
Nel 1960 Panton fece realizzare a un’azienda danese di materie plastiche un modello di una sedia a sbalzo monopezzo, ma fu solo nel 1963 che incontrò i direttori di Vitra e sarebbero passati altri quattro anni prima che arrivasse sul mercato il primo prodotto fabbricato in modo indipendente dall’azienda.
Dopo anni di ricerca, test, progetti scartati e una serie interminabile di prototipi, si è giunti alla forma finale, realizzata in poliestere rinforzato con fibra di vetro laminato manualmente.
Per i designer degli anni 50 interessati alle nuove tecnologie, realizzare una sedia in plastica era un obiettivo comune. Già nel 1947 Mies van der Rohe aveva accarezzato un’idea simile e quando la resina di poliestere rinforzata con fibra di vetro divenne disponibile, Charles Eames iniziò quella serie di esperimenti che portarono alle sue famose sedie a conchiglia.
Panton ha lavorato instancabilmente con gli sviluppatori di Vitra per oltre due decenni, sacrificando serate e fine settimana, cambiando la plastica, perfezionando e rafforzando la forma in risposta alle rotture. Inizialmente il processo produttivo della sedia era troppo costoso e complesso e la produzione era lenta rispetto alla domanda. Dopo che i test con la schiuma di poliuretano rigida di Bayer si sono rivelati positivi, nel 1968 Vitra ha dato inizio alla produzione con una tecnica di stampaggio innovativa. La produzione era finalmente veloce ma la finitura manuale richiedeva ancora molto tempo. Il designer e l’azienda non erano ancora soddisfatti e hanno perseverato nella ricerca, trovando una nuova soluzione in un materiale termoplastico sviluppato da BASF e procedendo con lo stampaggio a iniezione, che tagliava i tempi di finitura. Purtroppo, il materiale si è rivelato meno resistente del previsto e Vitra ha deciso di terminarne la produzione fino al 1990, riprendendo la realizzazione con la schiuma di poliuretano.
Mentre la tenace collaborazione tra Panton e Vitra ha reso disponibile la Panton Chair, la sua forma sensuale l’ha resa cara al pubblico, combinando la magia che sfida la gravità della cantilever, e l’ingegnosa economia della sua costruzione in un unico pezzo con la grazia voluttuosa delle sue curve
EVO-C ridefinisce la normalità
La sedia EVO-C è un’iterazione contemporanea della classica sedia cantilever, una nuova interpretazione senza compromessi di una tipologia pionieristica. È anche un perfetto esempio della filosofia “super normale” del suo progettista, Jasper Morrison, in quanto aspira ad essere un oggetto quotidiano reale, duraturo e piacevole.
EVO-C è il risultato di innovazioni produttive che hanno portato ad una tecnologia di stampaggio a iniezione di gas per la creazione di una struttura portante di componenti a tubo cavo in polipropilene riciclabili al 100%. Questi fluiscono senza soluzione di continuità nelle superfici planari del sedile e dello schienale per aiutare a fornire la resistenza e la rigidità che ci si aspetta dalle cantilever in tubolari di acciaio.
L’utilizzo di un unico materiale conferisce a questa sedia una silhouette fluida, abbastanza sottile da scomparire dietro chiunque vi si sieda e, quando non viene utilizzata, la sedia assomiglia a una scultura a due gambe “che cresce da terra”. È una sedia comodissima, poiché le superfici ergonomiche e generosamente curve del sedile e dello schienale donano comfort all’utente, ed è particolarmente elastica, grazie alla flessibilità dello schienale.