Ettore Sottsass: un artista della vita

Le opere di Sottsass esposte alla Triennale di Milano: mobili, disegni e fotografie…ecco come il designer si mostra a 360°

 

 

 

 

Le parole “funzionalismo”, “funzionalità”, “funzionale” sono state inventate in un momento di generale entusiasmo, al principio del secolo. Sembrava che tutto si sarebbe risolto via ragione. Il problema è che non so come usare la razionalità per scegliere i fiori che voglio mandare alla mia giovanissima, scatenata amante. Come saranno i fiori funzionali?

 

Ecco una delle tipiche domande che si pose Ettore Sottsass nel corso della sua lunga carriera e a cui la mostra dedicata a Sottsass alla triennale cerca di dare risposta.

Ettore Sottsass fu senza dubbio una delle personalità più eclettiche e interessanti che popolò l’universo del design nel corso del secolo scorso.

Le mille personalità di Ettore Sottsass sono ora esposte alla triennale di Milano in una mostra dal titolo There is a planet (15 sett 2017 – 11 marzo 2018), dedicata al centenario della nascita di questo incredibile artista (Innsbruck, 14 settembre 1917 – Milano, 31 dicembre 2007).

There is a planet è un progetto di Sottsass iniziato negli anni ‘90 per un editore tedesco e mai portato a termine. Questo libro, ora pubblicato da Elettra, raccoglieva in cinque gruppi tutte le foto scattatate da Ettore Sottsass nel corso dei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo.

Oltre all’esposizione dei suoi celebri arredi di design, per la prima volta viene creato un percorso fotografico che mostra al pubblico le fotografie del designer. Foto di: architetture, case, porte, persone, situazioni…tutto ciò che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta viene preso in considerazione e fatto oggetto dell’obiettivo di Sottsass.

Ogni elemento viene guardato attraverso lo sguardo originale e radicale, oltre che ironico, con cui Sottsass aveva la capacità di osservare il mondo.

 

Ma la mostra non si ferma alle foto. Sono anche esposti dei disegni del designer con suggestioni e appunti ripresi testualmente dai numerosi scritti che ha lasciato dietro di sè. Diari, fogli di carta, frasi sui disegni…la creatività si Sottsass non si arrestava davanti a niente, quasi fosse un vulcano in eruzione, i suoi pensieri si delineavano nero su bianco sul primo appiglio che trovavano.

Molti di questi reperti letterari ci aiutano a capire di più la sua personalità di designer e la filosofia che stava dietro le sue creazioni:

Cominciavo allora a pensare che se c’era un senso a fare oggetti, era che aiutassero la gente  a vivere, voglio dire non poteva essere altro che per compiere una specie di azione terapeutica, per consegnare agli oggetti la funzione di sollecitare la percezione che ognuno ha o può avere nella propria avventura.

(Esperienza con ceramica 1970)

 

Questo il pensiero di Sottsass sulla progettazione. Così, oltre a rinnovare del tutto l’estetica del design del dopoguerra (dall’uso dei colori alle forme innovative), per la prima volta introduce un elemento etico nel suo lavoro di architetto. Sottsass vuole progettare per le persone, per aiutarle nella loro vita, che è un’avventura quotidiana. Proprio per questo Sottsass vuole conoscere ogni persona per cui progetta: cene, incontri, uscite…deve sapere quali sono le esigenze e la personalità del suo cliente prima di poter fare un lavoro PER lui.

La mostra monografica della Triennale di Milano cerca con tutta umiltà di ricostruire il complesso percorso della sua poliedrica, composta da una gamma di attività molto vaste: architettura, disegno, design, fotografia, pittura, oggetti, mobili, sculture, vetri, ceramiche, attività editoriale, scritti.

Un percorso interessante e inedito, che ci farà scoprire molto di più sulla personalità complessa di une dei più grandi artisti dello scorso secolo.

Chiudiamo questa breve recensione lasciando la parola allo stesso Sottsass:

Degli artisti per conto mio, conta più la vita: come di tutti conta soltanto la vita più che le “opere”. Tutti dovrebbero sempre raccontare la loro vita e scrivere diari immensi, anzi, tutti dovrebbero soltanto vivere, voglio dire SAPERE di vivere. Le opere sono cadaveri vaganti. Invece io vorrei sapere com’è stata la vita di ogni polvere che c’è sotto i tumuli di tutte le necropoli del mondo. Per questo non vado mai a vedere i musei e quando CI VADO MI VIENE UNA MALINCONIA INFINITA: penso a tutto quello che c’è stato dietro le opere.

Ecco…forse è con questi occhi che dovremmo vedere la mostra a lui dedicata.

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